Dalle pagine di questo libro emerge il ritratto di uno dei più grandi studiosi contemporanei del mondo classico.
Conversando con Arnaldo Marcone, che è stato suo allievo alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Antonio La Penna ripercorre le tappe fondamentali della sua biografia, attingendo ai molti ricordi personali. Dal racconto viene fuori il singolare percorso intellettuale di un ragazzo del Sud il quale, dopo gli studi liceali ad Avellino, giunge sedicenne a Pisa alla Scuola Normale, dove si compie la sua formazione di filologo classico e di studioso di letteratura latina. L’allievo e il maestro proseguono il dialogo cominciato quarant’anni fa, toccando temi a loro cari: la letteratura latina e greca, la storia antica, la storia della cultura e le letterature moderne. Sullo sfondo resta, viva e aperta, la questione del posto che l’antico può ancora avere nel mondo di oggi.
«In famiglia mi fu inculcato il senso del dovere, un dovere che significava un lavoro senza limiti per sostenere la famiglia. Mio padre, oltre al senso del dovere, mi trasmise l’amore per la letteratura. Benché non avesse neppure finito la scuola elementare, leggeva con passione i classici delle letterature europee: i suoi autori preferiti erano Hugo e Tolstoj. Gli piaceva anche Carducci. Leggeva soprattutto d’inverno, quando il lavoro nei campi era ridotto. Si infervorava e talvolta declamava qualche pagina a gran voce».
Antonio La Penna
Antonio La Penna (Bisaccia 1925 – Firenze 2024) è stato uno dei più eminenti studiosi del mondo classico a livello nazionale e internazionale. Professore di letteratura latina nelle università di Pisa e Firenze, ha insegnato anche filologia latina alla Scuola Normale di Pisa. È autore di oltre seicento pubblicazioni che riguardano principalmente la cultura letteraria latina e la fortuna dell’antico nel mondo moderno. Il suo nome è legato in particolare a monografie e a contributi su Orazio, Sallustio, Properzio, Virgilio e Ovidio.
Arnaldo Marcone insegna Storia romana all’Università Roma Tre. Ha studiato alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa. È stato fellow dell’Institute for Advanced Study di Princeton. È uno specialista di storia tardoantica e di storia della storiografia moderna sul mondo antico: in particolare ha curato una nuova edizione italiana della traduzione della Storia economica e sociale dell’Impero romano di Michele Rostovtzeff. Ha pubblicato, tra l’altro, monografie su Costantino (2000 e 2002), Augusto (2015) e l’imperatore Giuliano (2019).
★★★★★ «Nel suo buen ritiro sulle colline di Careggi, La Penna racconta la sua infanzia a Bisaccia, poi gli studi scolastici supportati da un padre che si era costruito una solidissima cultura da autodidatta e che gli aveva trasmesso un forte senso del dovere. E ancora la sua carriera alla Scuola Normale di Pisa o il suo amore per Orazio, Sallustio, Properzio».
Fulvio Paloscia, LA REPUBBLICA
★★★★★ «Chi ha avuto l’onore di seguire le lezioni di Letteratura latina e i Seminari per i laureandi e i dottorandi di Antonio La Penna sa bene l’importanza di avere un ‘maestro’, una figura che riesca a segnare non solo la propria storia intellettuale, ma che rappresenti anche un modello di metodo, di rigore intellettuale, etico, umano».
Paolo Saggese, RIVISTA DI FILOLOGIA E DI ISTRUZIONE CLASSICA
★★★★★ «Readers of this remarkable little book would be well advised to start from its iconographical appendix. There is a widespread, antagonistic and comforting narrative that dominates much of the discourse on Classics as a subject, especially in English-speaking countries: that it is the domain of privilege and entitlement, the perquisite of sheltered and propertied minorities, the quintessential ivory tower. It takes a cursory glance at the photograph of the square of Bisaccia, the small town in Irpinia where Antonio La Penna grew up, to irreversibly problematise that picture…».
Federico Santangelo, ANABASES
★★★★★ «Facile dire che molto resterà della sua opera immensa, prodigiosa per quantità e originalità di pensiero; resteranno le sue grandi sintesi storico-letterarie in cui gli autori e le opere si stagliano nel grande teatro della storia e ne sono testimonianza e simbolo; resterà anche la sua grande lezione morale e la sua passione civile».
Stefano Grazzini, ATHENAEUM
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