Con scritti di Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Carlo Morandi, Luigi Russo e una discussione dell’Orologio di Carlo Levi.
La retorica fascista aveva sempre esaltato il ruolo dei giovani: «Una nazione che ha tutta vent’anni», come Margherita Sarfatti aveva definito l’Italia. Dopo la caduta del fascismo i giovani parvero disorientati, e andarono alla ricerca di un approdo sicuro, che solo in parte poteva essere offerto dal pensiero crociano e liberale. Il giovanissimo Antonio La Penna volle riflettere sulla questione centrale di quegli anni, il ripudio dell’ideologia fascista operato da molti intellettuali, suggerendo una via da seguire a quella generazione «sventurata» alla quale anch’egli apparteneva.
Il saggio di Antonio La Penna che qui si ripropone, apparso in due puntate nel 1946-1947 sulla rivista «Società», ci rivela uno studioso già maturo e colto, alieno da furori ideologici e capace di ripercorrere in modo pacato, ad onta della giovane età, la biografia intellettuale di una generazione. In quelle pagine non troviamo facili ricette; e il marxismo, per il quale egli sente una serena e meditata attrazione, non ha nulla di scolastico e di dogmatico.
Arnaldo Marcone presenta il saggio di La Penna, inserendolo nel più ampio tema della questione giovanile e della cultura nell’Italia uscita dal ventennio fascista e proponendo altri testi sull’argomento (Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Carlo Morandi e Luigi Russo). Completa il volume l’attenta rilettura che Marcone offre di un testo significativo di quel momento storico: L’Orologio di Carlo Levi.
Arnaldo Marcone insegna Storia romana all’Università Roma Tre. Ha studiato alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa. È stato fellow dell’Institute for Advanced Study di Princeton. È uno specialista di storia tardoantica e di storia della storiografia moderna sul mondo antico: in particolare ha curato una nuova edizione italiana della traduzione della Storia economica e sociale dell’Impero romano di Michele Rostovtzeff. Ha pubblicato, tra l’altro, monografie su Costantino (2000 e 2002), Augusto (2015) e l’imperatore Giuliano (2019). Ha scritto la prefazione al volume L’Impero romano in 100 date di Fabio Guidetti e nel 2019 ha curato il libro-intervista con Antonio La Penna Io e l’antico.
★★★★★ «L’articolo di La Penna, divenuto uno dei maggiori latinisti italiani, è la testimonianza schietta di uno dei giovani vissuti e formatisi nel secondo decennio fascista».
Emilio Gentile, DOMENICA IL SOLE 24 ORE
★★★★★ «Un documento eccezionale della formazione degli interessi e del repertorio interpretativo di uno dei massimi latinisti del secondo Novecento».
Federico Santangelo, LEXIS
★★★★★ «La Penna ha il merito di affrontare con lucidità e spregiudicatezza la crisi profonda che i giovani italiani stavano vivendo nel tentativo di superare i condizionamenti lasciati in loro dall’esperienza fascista».
COLOMBARIA OGGI
★★★★★ «Questo saggio ha la grandezza profetica propria dei grandi intelletti, appunto di Antonio La Penna».
Paolo Saggese, QUOTIDIANO DEL SUD
★★★★★ «Un libro più che utile. Un lavoro che fa emergere, attraverso il confronto con altri testi e altri approcci, la tensione intellettuale di un giovanissimo Antonio La Penna, che, con le sue peculiarità, lo avrebbe accompagnato nelle sue scelte di studio e di vita, senza mai venire meno».
Luca Fezzi, ATHENAEUM.
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