La nascita del principato di Augusto
Nelle acque del mar Ionio, di fronte al promontorio di Azio, si decidono le sorti della guerra civile che vede contrapposti da un lato Gaio Giulio Cesare Ottaviano, console per la terza volta, figlio adottivo ed erede del defunto dittatore Giulio Cesare, dall’altro l’ex-triumviro Marco Antonio e la sua amante e alleata, la regina d’Egitto Cleopatra VII. Sebbene la partecipazione di Cleopatra alle ostilità consenta al giovane Cesare di presentare formalmente la sua campagna militare come una guerra del popolo romano contro un nemico straniero, lo scontro è in realtà il frutto di una lotta di potere tutta interna a Roma, dal momento che sia il giovane Cesare, sia Antonio ambiscono entrambi ad accreditarsi come l’autentico erede del capitale politico del defunto dittatore, e l’unico autorizzato a proseguire la sua opera di riforma delle istituzioni romane. La rivalità tra i due, che aveva iniziato a manifestarsi già all’indomani dell’assassinio del dittatore da parte dei congiurati repubblicani (avvenuto il 15 marzo del 44 a.C.), negli ultimi anni era rimasta latente, dopo fasi alterne di conflitti e alleanze, a causa della pressione di nemici esterni: Antonio era stato impegnato in Oriente a contenere gli attacchi dei Parti contro la Siria e l’Asia Minore, mentre Cesare aveva combattuto contro le tribù dalmate nell’Illirico per mettere definitivamente in sicurezza i confini orientali dell’Italia. Terminate le rispettive campagne militari, i due uomini più potenti di Roma giungono finalmente allo scontro diretto: nelle acque di Azio la flotta di Cesare, comandata dal suo braccio destro Marco Vipsanio Agrippa, infligge una dura sconfitta alla marina egiziana.
In seguito alla fuga di Antonio e Cleopatra e allo sbandamento del loro esercito, il giovane Cesare resta l’unico padrone di Roma e di tutto l’Impero: con questa battaglia gli autori antichi riterranno ufficialmente terminata la storia della Repubblica, facendo iniziare da questa data il conteggio degli anni di regno del primo imperatore di Roma. La battaglia di Azio apre la strada alla conquista romana dell’Egitto, l’ultimo regno ellenistico rimasto indipendente, conclusa undici mesi più tardi con la presa di Alessandria (1 agosto del 30 a.C.), durante la quale Antonio e Cleopatra si suicidano; l’estate successiva Cesare rientra a Roma, acclamato come salvatore della Patria, e celebra tre trionfi (sui Dalmati, sugli Egizi e sugli Alessandrini) dal 13 al 15 agosto del 29 a.C.
Il giovane Cesare, console in quest’anno per la settima volta, rinuncia formalmente ai suoi poteri eccezionali, restituendo al Senato e al popolo romano la potestà legislativa, il comando dell’esercito e il controllo sulle province: con questo atto egli pone termine alla situazione extracostituzionale che aveva caratterizzato gli ultimi anni della Repubblica, quando le istituzioni romane erano di fatto sottoposte all’arbitrio di pochi signori della guerra. Il Senato, a sua volta, gli attribuisce di nuovo il comando militare (con autorità di proconsole) per un periodo di dieci anni nelle province che ancora necessitano di interventi di pacificazione: la Gallia, la Spagna, la Siria e l’Egitto; continuerà inoltre a venirgli rinnovata ogni anno la magistratura consolare, che gli conferisce la suprema autorità negli affari interni di Roma. Se dunque la sostanza degli equilibri di potere non appare mutata, la situazione è però molto diversa dal punto di vista giuridico: dopo aver rinunciato volontariamente al potere conquistato con le armi, infatti, il giovane Cesare gode ora di una posizione di supremazia sancita e legittimata dall’autorità del Senato. Il 13 gennaio del 27 a.C. può essere dunque considerata la data d’inizio del nuovo regime del Principato.
Le condizioni di salute di Augusto, console in quest’anno per l’undicesima volta, peggiorano gravemente. Già alla fine dell’anno precedente il principe era stato costretto a interrompere una campagna militare in Spagna contro i Cantabri rientrando anticipatamente a Roma; qui tuttavia la sua malattia al fegato continua ad aggravarsi, tanto da far temere per la sua stessa vita. In queste circostanze, Augusto decide di riformare il quadro istituzionale romano in un’ottica di riconciliazione con i vecchi nemici, per evitare che la sua eventuale scomparsa possa causare un ritorno alle guerre civili: in primavera, in occasione dell’antica festività delle Ferie Latine, il principe rinuncia pertanto alla magistratura consolare, designando come proprio sostituto Lucio Sestio, che vent’anni prima aveva combattuto contro di lui a fianco degli uccisori di Giulio Cesare. I poteri del principe vengono quindi riconfigurati su una diversa base costituzionale. Una volta deposta l’autorità di console, Augusto assume in perpetuo la potestà tribunizia, acquisendo per sé le tradizionali prerogative dei tribuni della plebe: l’inviolabilità della sua persona e il diritto di veto sulle iniziative di tutti gli altri magistrati. Viene inoltre ridefinita la natura dei suoi poteri proconsolari, che da questo momento avranno vigore non solo nelle province, ma anche in Roma stessa, conferendogli di fatto un’autorità superiore a quella dei consoli in carica. Questa nuova combinazione di poteri rappresenta il fondamento giuridico definitivo dell’autorità del principe, e tale resterà per tutto il periodo imperiale.
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Fabio Guidetti, archeologo e storico antico, racconta in 100 memorabili date la storia dell’Impero romano, dalla sua strepitosa ascesa fino all’inesorabile declino: dalla vittoria di Augusto nella guerra civile fino all’invasione dell’Italia da parte dei Longobardi.
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